Importanza dell’inconscio in psicopatologia1914 |
Se diciamo che una data cosa è «inconscia» non dobbiamo dimenticare che, sotto l'aspetto della funzionalità cerebrale, può essere inconscia per noi in due modi: fisiologicamente e psicologicamente. Tratterò l'argomento esclusivamente sotto questo secondo punto di vista. Ai nostri fini, possiamo definire l'inconscio come la somma di tutti quegli avvenimenti psichici che non vengono appercepiti e quindi sono inconsci. Nell'inconscio si trovano tutti quei fatti psichici che non possiedono un'intensità sufficiente a far loro oltrepassare la soglia che separa l'inconscio dalla coscienza. In effetti, essi permangono al di sotto della superficie della coscienza assumendo caratteristiche subliminali. Sin dai tempi di Leibniz gli psicologi sanno che gli elementi costitutivi della mente cosciente (ossia il cosiddetto contenuto cosciente), rappresentati da idee e sentimenti, sono di natura complessa ed hanno il loro fondamento in elementi del tutto inconsci e di gran lunga più semplici, dalla cui combinazione scaturisce la coscienza. Già Leibniz aveva accennato alle perceptions insensibles — vaghe percezioni definite da Kant «rappresentazioni indistinte» — che non possono pervenire alla coscienza se non in via indiretta. Alcuni autori, più tardi, assegnarono all'inconscio un posto di primo piano quale fondamento su cui poggia la coscienza. Non è questa la sede adatta a prendere in considerazione le molteplici teorie e le interminabili diatribe filosofiche sulla natura e qualità dell'inconscio. Ci dobbiamo ritenere paghi della definizione già data, che per i nostri scopi è pienamente sufficiente, ossia della concezione dell'inconscio come somma di tutti i processi psichici che si trovano al di sotto della soglia della coscienza. Possiamo porre la questione dell'importanza dell'inconscio in psicopatologia nel seguente modo: «Quale sarà il comportamento del materiale psichico inconscio nei casi di psicosi e di nevrosi?». Per meglio comprendere la situazione propria delle malattie mentali sarà utile innanzi tutto osservare il comportamento del materiale psichico inconscio dell'individuo normale, cercando in particolare di intuire quel che si trova probabilmente nel suo inconscio. Per ottenere questi dati, la prima cosa da fare sarà un inventario completo della mente cosciente dell'individuo, dopo di che, mediante un processo di eliminazione, ci sarà possibile individuare il contenuto dell'inconscio. Infatti è ovvio — per exclusionem — che quel che rientra nella coscienza non può essere inconscio. A tal fine dovremo passare in rassegna tutte le attività, gli interessi, le passioni, le preoccupazioni e le gioie che costituiscono il contenuto della coscienza. Quel che saremo riusciti in questo modo a scoprire cesserà, ipso facto, di avere un'importanza qualsiasi quale possibile contenuto dell'inconscio, per cui in quest'ultimo potremo trovare soltanto quelle cose che non sono presenti nella mente cosciente. Per dare un esempio tangibile, prendiamo il caso di un commerciante, sposo felice e padre di due figlioletti, meticoloso e oculato nella condotta degli affari, che si sforza ragionatamente di migliorare la sua posizione sociale, che ha una giusta dose di amor proprio, è illuminato in materia di religione ed è addirittura membro di una società per la discussione delle idee liberali. In un uomo del genere quale dovrà essere, secondo noi, il contenuto dell'inconscio? Secondo la concezione teorica di cui sopra, tutti gli elementi della sua personalità non rappresentati nella coscienza dovranno trovarsi nell'inconscio. Supponiamo, inoltre, che questa persona sia coscientemente convinta di possedere proprio tutte le nobili qualità appena descritte. Ne conseguirà che quest'uomo sarà assolutamente inconsapevole del fatto che un individuo non soltanto può essere attivo, onesto e preciso, ma può anche essere trascurato, indolente, indegno di fiducia, dato che alcune tra queste cattive qualità sono retaggio comune di tutta l'umanità, per cui possono rappresentare una componente fondamentale del carattere di ognuno. Questo degno mercante non ricorda che, poco tempo fa, ha trascurato di rispondere a diverse lettere, pur potendo farlo subito. Non ricorda nemmeno di non essere passato in libreria a ritirare un libro già ordinato da sua moglie, che pure glielo aveva chiesto, per quanto gli sarebbe stato facilissimo appuntarselo sull'agenda. Eppure si tratta di cose che gli capitano abbastanza spesso. Perciò si deve necessariamente concludere che è anche pigro e non merita fiducia. È convinto di essere un cittadino assolutamente onesto, eppure ha mancato di dichiarare integralmente le sue entrate alle autorità, ma quando queste gli aumentano le imposte lui vota socialista. Gli sembra di essere di larghe vedute, ma, qualche giorno fa, mentre si accingeva a registrare i termini di un grosso affare in borsa, si è accorto, con grave disappunto, di aver stipulato il contratto proprio di venerdì 13. E allora è anche superstizioso; non è un libero pensatore. Dunque non ci sorprende affatto trovare questi piccoli vizi, compensatori tra gli elementi essenziali dell'inconscio. Si capisce che vale anche l'opposto, cioè che vi sono virtù inconsce che compensano i difetti coscienti. La legge che scaturisce da questa deduzione sembra molto semplice: lo scialacquatore cosciente, inconsciamente è un taccagno; il filantropo inconsciamente è egoista e misantropo. Purtroppo non è tutto così semplice, anche se questa regola contiene un nucleo di verità. Vi sono disposizioni ereditarie e sostanziali, latenti o manifeste nella loro natura, che sconvolgono la semplice legge di compensazione, determinando notevoli variazioni individuali. Un uomo potrà essere, tanto per dire, un filantropo per motivi totalmente differenti da quelli di un altro, ma le modalità con cui questa filantropia si esplica dipendono da una disposizione ereditaria, mentre il genere di compensazione di questo atteggiamento filantropico dipende dalle motivazioni dell'individuo. Sapere che un dato individuo è un filantropo non è una ragione sufficiente per fare diagnosi di egoismo inconscio. Per giungere a una diagnosi del genere bisogna prima fare uno studio accurato delle motivazioni della filantropia. Nell'individuo normale la funzione principale dell'inconscio consiste nel realizzare una compensazione e ristabilire un equilibrio. Tutte le tendenze coscienti eccessive sono attenuate e smorzate per opera di un contro-impulso dell'inconscio. Come ho cercato di dimostrare con l'esempio del commerciante, questo ente, dotato di funzione compensatrice, si esprime attraverso certe attività inconsce, apparentemente prive di significato, che Freud ha felicemente definito azioni sintomatiche. Inoltre dobbiamo essere grati a Freud per averci fatto rilevare l'importanza dei sogni. Infatti sono proprio questi che ci permettono di apprendere molte cose su tale funzione compensatrice. Un ottimo esempio di questa attività ci è dato dal famoso sogno di Nabucodònosor nel quarto capitolo del Libro di Daniele, in cui Nabucodònosor all'apice della potenza fece un sogno che preconizzava la sua rovina. Sognò un albero che ergeva la chioma sino al cielo e ora stava per cadere. È evidente che questo sogno rappresenta la compensazione di un eccessivo sentimento del potere regale. Adesso, nel considerare le condizioni in cui l'equilibrio mentale è perturbato, ci sarà molto più facile comprendere, grazie a ciò che si è detto, in che consista l'importanza dell'inconscio in psicopatologia. Occupiamoci del problema di dove e come si manifesti l'inconscio in condizioni mentali abnormi. Le modalità di funzionamento dell'inconscio appaiono con la massima chiarezza in perturbamenti di natura psicogena, come l'isteria, la nevrosi ossessiva, ecc. Da molto tempo sappiamo che taluni sintomi di queste malattie sono il prodotto di avvenimenti psichici inconsci. Le manifestazioni dell'inconscio negli psicopatici veri e propri sono altrettanto evidenti, per quanto non siano riconosciute con la stessa chiarezza. Come le intuizioni degli individui normali non scaturiscono da combinazioni logiche della mente cosciente, così le allucinazioni e i deliri dello psicopatico non traggono origine dalla coscienza, ma da processi inconsci. In passato, in una fase più materialista della psichiatria, si credeva che tutte le idee deliranti, le allucinazioni, le stereotipie, ecc., fossero provocate da processi patologici a carico delle cellule cerebrali. Chi propendeva per questa teoria trascurava il fatto che idee deliranti, allucinazioni, ecc., sono presenti in determinati disturbi funzionali, ma non in questi soltanto, bensì anche in persone normali. I primitivi possono avere visioni o udire strane voci senza che, per questo, i loro processi mentali ne rimangano perturbati. Secondo me il tentativo di imputare direttamente questo tipo di sintomi a un'affezione cellulare è superficiale e privo di fondamento. Le allucinazioni dimostrano molto chiaramente come una parte del contenuto dell'inconscio possa aprirsi a forza un varco attraverso la soglia del cosciente. Lo stesso si può dire delle idee deliranti la cui comparsa è strana e inattesa per il paziente. L'espressione «equilibrio mentale» non è un puro parlare figurato, perché il suo perturbamento è realmente un alterazione di quell'equilibrio tra contenuti coscienti e inconsci, che esiste effettivamente e in grado molto superiore a quanto finora non sia stato ammesso. Quel che accade è l'irruzione anormale nella coscienza di normali processi funzionali inconsci, cui consegue il perturbamento dell'adattamento del soggetto all'ambiente circostante. Nell'esaminare la storia di ciascuno di questi individui, troviamo molto spesso che sono vissuti per parecchio tempo in un particolare stato di isolamento, più o meno distaccati dal mondo della realtà. Questa condizione di separazione è riferibile a determinate caratteristiche congenite o acquisite precocemente che ricompaiono più volte negli avvenimenti della vita dell'individuo. Per esempio, nell'anamnesi di soggetti affetti da demenza precoce, non è infrequente ascoltare un'osservazione di questo genere: «È sempre stato portato alla meditazione ed era molto chiuso in se stesso. Dopo la morte della madre si è ancor più distaccato dal mondo, allontanando amici e conoscenti». Oppure ci può essere detto: «Già da bambino faceva ogni sorta ai strane invenzioni e, più tardi, dopo essere diventato ingegnere, faceva i progetti più ambiziosi». Non voglio dilungarmi sull'argomento, comunque mi sembra evidente che nell'inconscio si produce un controstimolo quale compensazione all'unilateralità dell'atteggiamento cosciente. Nel primo dei due casi qui riferiti è probabile che nell'inconscio si trovi un aumento del desiderio per le relazioni umane, un vivo impulso affettivo verso la madre, gli amici, i conoscenti, mentre, nel secondo caso, l'autocritica cercherà di ristabilire un equilibrio. Nelle persone normali non si manifesta mai una situazione abnorme di tale intensità da non risentire affatto l'influsso correttivo naturale dell'inconscio nella vita quotidiana. D'altro canto le persone anormali possiedono la singolare caratteristica di rifiutarsi di ammettere l'influenza compensatrice dell'inconscio e, anzi, di insistere nell'unilateralità delle loro vedute, in conformità col ben noto principio psicologico per cui il peggior nemico del lupo è il cane-lupo, il massimo spregiatore del negro è il mulatto e il più intransigente fanatico è il convertito. Infatti divento fanatico quando attacco all'esterno quel che nell'intimo debbo riconoscere come giusto. L'individuo psichicamente squilibrato cerca di difendersi contro il proprio inconscio, lotta cioè contro le sue influenze compensatrici. L'uomo che già vive in un'atmosfera di isolamento, seguiterà ad allontanarsi sempre più dal mondo della realtà. L'ingegnere ambizioso si sforzerà, con le sue invenzioni vieppiù patologiche ed esagerate, di provare la mancanza di validità dei poteri compensatori dell'autocritica. Ne conseguirà uno stato di eccitazione, fonte di una grave disarmonia tra tendenze coscienti e incoscienti. Le coppie di contrari sono dilacerate e la conseguente divisione porta alla catastrofe, perché ben presto l'inconscio comincerà a intromettersi violentemente nei processi coscienti. Da questo derivano idee e stati di animo strani e incomprensibili e, spesso, iniziali forme allucinatorie, che portano evidente il marchio del conflitto interiore. Questi impulsi correttivi o compensazioni, che ora si fanno strada nella mente cosciente, dovrebbero in realtà essere il principio di un processo di risanamento, dato che, grazie ad essi, dovrebbe essere eliminato il precedente atteggiamento di isolamento. Ma questo, in effetti, non accade, perché gli impulsi correttivi che riescono a rendersi percettibili per la mente cosciente assumono una forma assolutamente inaccettabile. L'individuo in condizioni di isolamento comincia a sentire strane voci che lo accusano di omicidio e di delitti di ogni genere. Queste voci lo portano alla disperazione ed egli cerca di mettersi in contatto con l'ambiente esterno, facendo in tal modo proprio quelle cose che finora evitava ansiosamente. Così la compensazione si effettua sicuramente, però con tutto danno per il soggetto. L'inventore patologico, incapace di trarre un insegnamento dagli scacchi subiti, si permette ancora, rifiutando di riconoscere alcun valore all'autocritica, di lavorare intorno a progetti sempre più pazzeschi. Vorrebbe fare l'impossibile e invece cade nell'assurdo. Dopo un po' si accorge che la gente parla di lui, facendo osservazioni poco favorevoli, se addirittura non lo deride. Egli pensa che si ordisca una vasta cospirazione intesa a frustrare e ridicolizzare le sue invenzioni. È questo il mezzo con cui l'inconscio ottiene quegli stessi risultati che dovevano essere raggiunti dall'autocritica, ma, questa volta, con danno per il soggetto, in quanto la critica viene proiettata all'esterno. Per fornire un ulteriore esempio, ricorderemo che una delle forme più caratteristiche di compensazione inconscia si osserva nella paranoia degli alcoolizzati. L'alcoolizzato ha perduto ogni affetto per la consorte; la compensazione inconscia cerca di ricondurlo ai suoi doveri, ma non vi riesce che parzialmente, dato che ottiene solamente di renderlo geloso della moglie come se l'amasse ancora. È noto che può arrivare al punto di uccidere la moglie e di uccidersi per gelosia. Questo significa che, in realtà, l'amore per la moglie non è scomparso effettivamente, ma è diventato subliminale e non può ritornare dal dominio dell'inconscio altro che sotto l'aspetto della gelosia. Una condizione analoga è osservabile nel caso dei convertiti ad altre religioni. Tutti coloro che passano dal protestantesimo al cattolicesimo tendono ad essere piuttosto fanatici. Il loro protestantesimo non è stato ripudiato integralmente, ma si è solamente inabissato nell'inconscio ove è costantemente al lavoro come controstimolo al cattolicesimo di nuova acquisizione. Quindi, il neofita sente il dovere di difendere fanaticamente la fede che ha abbracciato. Nel paranoico abbiamo esattamente la stessa condizione: egli si sente costretto a difendersi contro ogni critica esterna perché il suo sistema delirante è fortemente attaccato all'interno. Il modo strano con cui irrompono nella coscienza questi influssi compensatori si spiega, innanzi tutto, col fatto che questi debbono lottare contro le resistenze già presenti, per cui si rivelano al paziente con un aspetto completamente deformato. Inoltre, è giocoforza che queste influenze compensatrici si esprimano col linguaggio dell'inconscio, trattandosi, in effetti, di materiale subliminale di natura quanto mai eterogenea. Infatti tutto quello che si trova nella mente cosciente diventa inconscio quando perda di valore o non possa trovare un'adeguata applicazione. Questo materiale comprende tutte quelle fantasie infantili dimenticate, che mai siano nate nella mente umana, e che sopravvivono soltanto come miti e leggende. A causa di certe ragioni, che non posso esporre in questa sede, questo materiale è spesso presente nella demenza precoce. Spero di essere riuscito, con questa breve conferenza, di cui riconosco l'incompletezza, a dare un'idea dell'importanza dell'inconscio in psicopatologia, come io la intendo. E impossibile fornire, in una breve conversazione, un panorama adeguato di tutto il lavoro già compiuto in questo campo. Tirando le somme si può dire che la funzione dell'inconscio nelle turbe psichiche consiste essenzialmente in una compensazione del contenuto della coscienza. Però, a causa della tipica unilateralità degli sforzi coscienti in tutti questi casi, la correzione compensatrice risulta vanificata. È comunque necessario che queste tendenze inconsce si facciano strada nella coscienza, ma, essendo costrette a conformarsi all'unilateralità delle finalità coscienti, è inevitabile che si affaccino alla mente solo con un aspetto deformato e inaccettabile. |